1223 ultima fermata mattatoio.
Di e con Elisa Di Eusanio e il ricercatore astrofisico e cantautore Emiliano Merlin, in arte unòrsominòre.
“Un viaggio lucido e delicato nei segreti più oscuri dell’industria zootecnica intensiva.”
Certi numeri sono destinati a passare alla storia, 1223 è tra questi. Attaccato all’orecchio di una mucca, il tagliandino cifrato rappresenta il business, lo sfruttamento intensivo di un corpo. 1223, una “fattrice” da latte, stuprata meccanicamente, sforna figli a ripetizione. Appena il musetto emerge dal ventre materno, il figlio le viene strappato via, senza pietà, il cucciolo non può bere il suo latte destinato agli umani, gli eterni poppanti.
Chiusi nei recinti i piccoli piangono disperatamente, dov’è la mamma? Alcuni finiscono nei recipienti degli scarti ancora vivi.
È importante la specie di appartenenza? Ci piace soffrire? No di certo, a nessuno piace. Neanche agli animali. Esseri senzienti bellissimi, emotivamente migliori di noi. Quale altra specie crea catene di allevamenti lager per arricchirsi? Poi ci sono gli “Occhio-non-vede-cuore-non-duole”, pessima scusa, ormai i filmati delle sevizie girano ovunque in rete e in televisione. Chi li mangia è il mandante, collabora di mascella alla strage.
170 miliardi di animali da “cibo” sterminati ogni anno da otto miliardi di boccucce di rosa…
Ne cito solo un’altra.
Le maiale da riproduzione, vivono segregate, schiacciate perennemente in gabbie metalliche al solo scopo di generare figli-prosciutto, figli-salame, figli-mortadella. Dopo cinque anni, sbrindellate, con gli occhi fuori dalle orbite per l’agonia incessante, vengono macellate. Anche loro sono fattrici, però quelli con i sentimenti siamo noi.
Elisa Di Eusanio, attrice fuoriclasse e il bravissimo unòrsominòre, hanno creato un progetto straordinario, 1223 ultima fermata mattatoio.
Il linguaggio dello spettacolo riunisce la performing art, la narrazione, la live music, la digital art.
C’è l’impossibile storia d’amore tra la mucca 1223 e un giovane vitellone da carne, c’è il loro agognato contatto mentre stipati insieme agli altri bovini, viaggiano verso il macello. Ci sono le poetiche canzoni rivoluzionarie di unòrsominòre, i filmati tristi e necessari. Poi il pezzo d’antologia di Elisa Di Eusanio. L’attrice, una macellatrice dalle mani insanguinate, mima le regole standard della macellazione di animali dettata dalla voce fuori campo. In poche parole la grande follia schizofrenica della nostra società. Mi ha ricordato Chaplin.
Nel finale unòrsominòre ci coinvolge in un affascinante viaggio cosmico, dove noi, pulviscolo stellare per nulla diverso dal pulviscolo di mucche, criceti o libellule, ci siamo creduti dei giganti sprecando l’occasione di goderci il nostro paradiso. Grave errore. Speriamo nella prossima volta, ammesso ci sia.
1223 ultima fermata mattatoio
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