S’i’ fosse foco.
Per Eraclito è l’archè primordiale, tutto ha origine e fine nel fuoco. Per Jung può simboleggiare una trasformazione interiore, i monaci tibetani si fanno ardere per protestare contro la dittatura cinese, la libertà è un loro, è un nostro diritto inalienabile.
Nel corso della storia sono in molti i dissidenti ad aver scelto la via del fuoco contro le ingiustizie.
Perché?
La rabbia lascia il corpo pacificato e si materializza nella furia delle vampe.
L’Araba fenice incenerita rinascerà “più bella e più superba che pria”. L’uccello mitologico raffigura il potere della resilienza.
Poi c’è l’Inferno dantesco, nell’ottava bolgia ardono i fraudolenti, i truffatori, tra questi Ulisse artefice del cavallo di Troia. Una truffa in piena regola, fingo di farti un regalo e poi ti fotto facendoti massacrare dai miei scagnozzi-soldati nascosti nel cavallo.
In equo sunt inimici
Come contrappasso lo spirito di Ulisse brucia nella doppia fiamma, una vampa bi-locale condivisa con Diomede, suo compagno di truffe e bagordi.
Stavolta il fuoco castiga.
Torniamo alla protesta, a febbraio, in Italia, nel brevissimo tempo di otto giorni, tre uomini hanno acceso i propri corpi.
Nadir, trentasette anni, si è dato fuoco a Oderzo, provincia di Treviso, aveva subito la seconda multa in quanto sprovvisto di green Pass. Viene ricoverato con ustioni all’ottanta per cento del corpo. Francesco Chiarelli, docente di Crotone, trentatré anni, si getta una tanica di benzina sul corpo poi accende il rogo. La torcia umana diventa virale sui social. Uno spettacolo agghiacciante, però la stampa dedica poche righe al fatto, liquidandolo con un: “era vaccinato, dunque non protestava per la perdita del lavoro, ergo il governo è innocente come una mammola”. In realtà aveva fatto solo due dosi e la possibilità che il suo gesto sia collegato a un dissenso contro il green pass rimane al vaglio degli inquirenti. Inoltre il giorno in cui è avvenuto il drammatico evento è l’ultimo prima dell’entrata in vigore di misure più dure contro i no-vax. Anche il luogo, il giovane si è dato fuoco davanti a una caserma dei carabinieri, ha un suo peso simbolico.
Il terzo, un ragazzo di venticinque anni, si dà fuoco perché depresso. È ricoverato al Sant’Eugenio di Roma con gravi ustioni sul settanta per cento del corpo.
Perché?
Rabbia? Resilienza? Identificazione freudiana con il nemico truffaldino? Brucio al posto tuo, maledetto Ulisse, tu e il tuo veleno celato nel siringone di Troia.
In clysterem sunt inimici
I monaci tibetani per Calvino erano simboli estremi della rivolta contro la dittatura del potere che “Per gridare la parola pace più forte dei rumori della guerra fanno parlare le fiamme dei loro corpi irrorati di benzina.”
L’urlo sconquassante della sofferenza ignorata.
La negazione delle libertà personali, del diritto al lavoro, della cultura e soprattutto dell’intelligenza.
Io sono Mia/Mio!
P.S.
«S’i’ fosse foco, arderei ‘l mondo»
S’i’ fosse foco
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