Sono tornati gli ultracorpi.
Il regista Don Siegel, nel film del ‘56 “l’invasione degli ultracorpi“, ci mostra un’umanità vuota molto simile a quella dei nostri tempi. La differenza? Loro sono diventati così perché contaminati da semi provenienti dallo spazio.
Il protagonista rientrando da un viaggio di lavoro si accorge di come gli abitanti del suo paesino siano cambiati pur essendo rimasti gli stessi.
Dov’è il busillis?
Se tuo zio o un amico ti stringono la mano facendo le solite battute perché preoccuparsi? Semplice. Perché i semi spaziali di cui sopra, gli hanno cassato i sentimenti. Nulla è cambiato esteriormente o nei modi di fare, a parte una piccola porzione di cervello finita nello sciacquone.
Come possono dei semi spaziali aver provocato tutto ciò?
Ancora più semplice.
Sono diventati dei grossi baccelli, tipo quelli dei piselli, lì dentro hanno formato, cellula per cellula, gli umani da sostituire, sputando fuori delle copie perfette.
E la sostituzione?
Basta addormentarsi e si viene assorbiti dal proprio clone. Non c’è neanche da seppellire il cadavere. «Su fai la nanna, dopo starai meglio.» dice il doppione all’amico non ancora “baccellonato”. L’omologazione è indispensabile per la sopravvivenza dei clonati. Un solo individuo desto può crearti uno scompiglio pazzesco, si rischia l’effetto domino, e poi che facciamo ricominciamo daccapo?
O mettiamo gli irriducibili al rogo?
Naa.
Son metodi superati. Gli piazziamo il baccellone o “cosone” come lo chiamavano Tognazzi e Vianello in una parodia del film di Don Siegel, in cantina o nel salotto buono.
Voilà il dissidente si risveglia addormentato.
Vi ricorda qualcosa?
Facciamo finta che i semi spaziali rappresentino i diversi mezzi di comunicazione, tv, radio, computer, eccetera. I baccelloni le nostre calde coltri mentali dove poppiamo linfa mediatica. Eccoci trasformati in anaffettivi “cosoni”.
E guai a chi tenta di svegliarci, il sonnellino è sacro, pure se va avanti per tutta la vita. Dormendo persino la morte è sconfitta: i “morti” non muoiono, tutt’al più si rimboccano la lapide, come diceva qualcuno.
Congelato il sentimento di appartenenza al Tutto Cosmico, alla Madre Terra, sbiadito pure il dio cristiano, (mascherine e distanziamento hanno dato il colpo di grazia) l’essere umano si butta tra le braccia scientiste della medicina. Cerca coesione attraverso la ripetizione ossessiva di una mimica conformante. Un gesto rituale.
Il buco.
Non più “sballo” da rivendicare contro il Sistema è il Sistema stesso a entrarti nel sangue.
L’omologazione sostituisce l’empatia. Uniformati ci amiamo, ignari di amare narcisisticamente una fotocopia.“Fermatevi il mondo intero è in pericolo, ascoltatemi o sarà troppo tardi, fermatevi” urla il protagonista del film mentre le macchine gli fanno il contro pelo su un’autostrada americana.
“FERMATEVI!”
P. S. “L’invasione degli ultracorpi” è un film da non perdere, soprattutto considerando questi tempi bui. Negli anni ’50 in America il maccartismo costringeva le Major a produrre film non impegnati ideologicamente e tantomeno simpatizzanti con i bolscevichi, così i registi contestatari usavano i B-Movie, soprattutto di fantascienza, per far passare attraverso allegorie più o meno fantasiose i loro messaggi.
Sono tornati gli ultracorpi.
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